Nel comprensorio Termini-Cefalù-Madonie presenze tra le più alte della provincia di Palermo, ma anche comuni senza servizi

Il rapporto annuale sul credito riferito al 2018, elaborato dall’Osservatorio regionale sul credito, disegna l’andamento del credito bancario in Sicilia e fotografa la mappa degli sportelli e della presenza degli istituti di credito sull’Isola e, ancora, dello stato dei depositi e prestiti per famiglie e imprese.

Quella bancaria è una presenza che si è drasticamente ridotta nell’arco degli ultimi anni, passando dalle 79 banche attive del 2007 alle 59 del 2018. «Il numero delle banche in Sicilia è sceso a 59 – ha precisato l’assessore regionale dell’Economia, Gaetano Armao – e ciò connota la difficoltà di fare banca nella regione. Un quarto dei comuni siciliani è privo di sportelli e quando da un piccolo comune va via una banca, vi è la percezione dell’abbandono, dell’incertezza e che questa desertificazione abbia fatto un passo in avanti». E aggiunge: «Crescono i depositi delle famiglie e meno quelli delle imprese, emergendo la loro fragilità».

A guardare i numeri stilati dall’Osservatorio alle 59 banche, su 390 comuni, corrispondono 1273 sportelli attivi sull’intero territorio regionale a fronte dei 1411 dell’anno precedente. Ciò ha comportato una perdita di posti di lavoro consistente: ben 700 in meno i dipendenti dal 2017 al 2018. La Campania, su 550 comuni, registra la presenza di 1298 sportelli attivi, ma già salendo su per lo stivale si giunge in Toscana con i suoi 1980 sportelli computati su un numero di comuni inferiore (273) e salendo ancora su si giunge ai 2499 sportelli del Veneto su 563 comuni. Quanto ai dipendenti calo consistente in Campania, molto contenuto in Toscana, mentre in Veneto si registra addirittura un incremento occupazionale di 291 unità rispetto allo stesso periodo.

La provincia di Palermo, con i suoi 306 sportelli, registra il numero maggiore di presenze in Sicilia. Approfondendo il dato, tolta Palermo con 159 sportelli, Termini Imerese presenta il numero maggiore con 9 sportelli, eguagliando Bagheria. Un dato che sembrerebbe stridere con la crisi occupazionale innescata dal caso Fiat e dalla chiusura, a traino, di un consistente indotto.

I restanti comuni della provincia registrano un numero inferiore: Cefalù, con 6 sportelli, è il secondo comune del comprensorio Termini-Cefalù-Madonie per numero di presenze; seguono, in ordine sparso, i restanti dove il numero oscilla da un solo sportello a un massimo di 4 (sulle Alte Madonie, Petralia Soprana è l’unico caso di un comune con 4 sportelli); ma ve ne sono alcuni dove le banche non sono presenti neppure con uno sportello come Bompietro, Gratteri, Sciara e Scillato.

I depositi, rispetto al 2017, sono aumentati di poco dimostrando una certa propensione al risparmio e senza considerare il risparmio postale, «ma risulta impossibile la comparazione con il Veneto – ha continuato l’assessore Armao – dove a parità di popolazione si nota la vera differenza di ricchezza». Il 54,5% è destinato alle famiglie a fronte di una media nazionale del 32,4% e solo il 34,6% è destinato alle imprese a fronte di un 41,9% nazionale, segno «di una debolezza del tessuto imprenditoriale siciliano – ha ricordato Armao – che frena l’azione delle banche; da qui l’importante ruolo dei confidi» che, con la loro garanzia, agevolano l’accesso al credito delle imprese presso le banche.

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