“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo…Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci …Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare… Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?”

Il libro del Qoelet sembra ricondurci con forza al nostro presente, al difficile momento storico che stiamo vivendo, in cui il tempo non è più il tiranno di sempre, ma è come a servizio, a disposizione di ognuno di noi, delle sue relazioni più vere e significative, come quelle familiari.

Per necessità, quasi costretti, siamo passati dal “non ho tempo” di un’esistenza sempre più frammentata e accelerata, a un “ho tempo per…” che ci invita a ritrovarci e a ritrovare il rapporto con gli altri, con quel “Tu” che qualifica il nostro tempo e fa in modo che esso diventi prezioso e assuma una dimensione di eternità.

È il tempo di “abitare” la nostra casa, di riscoprire il sapore quasi dimenticato della quotidianità, di una quotidianità fatta di attenzione, cura, premura, condivisione…

Una quotidianità in cui la paura, la preoccupazione, ma soprattutto il senso civico e di responsabilità fanno riscoprire il valore e il sapore unico del dialogo, dell’ascolto, della preghiera condivisa: la casa profuma di nuova armonia la cui essenza sta nel sentirsi parte di qualcosa più grande di noi che vuole prendersi cura di noi e di cui dobbiamo prenderci cura.

È tempo di riscoprire il valore della reciprocità, della responsabilità di scelte e comportamenti condivisi in vista del bene comune: è tempo di tornare ad essere prossimo, a partire da chi ci è “più prossimo” per finire a chi lo è meno.

In questo tempo dilatato che ci appartiene coltiviamo la bellezza, prendiamoci il giusto tempo per fare le cose al meglio delle nostre possibilità. Coltivare la bellezza è prenderci cura di noi stessi e degli altri, è ritrovare il piacere della lettura, della musica, è cucinare per gli altri con gioia e amore.

È tempo, allora, di essere capaci di dare e di accogliere, di volontà di esserci anche a distanza, di fare proprio della distanza un’occasione per sentirci più vicini, di ritrovare il gusto della lentezza, di essere più profondi, più dolci. È tempo di riscoprire l’importanza di un dialogo con Dio capace di cambiare il nostro cuore, sigillo di un Amore di chi si fa nostro compagno di strada.

È tempo di capire “che non dobbiamo sprecare il tempo che passiamo assieme, il tempo di un sorriso”; è tempo di guardarsi, parlarsi con bella, commovente serietà.

È tempo di comprendere che per tutto c’ è un momento, un tempo per ogni cosa sotto il cielo; è tempo di mettersi alla ricerca del senso di ciò che avviene “sotto il sole”, il tentativo faticoso di decifrare la realtà. È tempo, ancora, di comprendere che “Dio ha fatto bella ogni cosa a suo tempo” e che se “l’uomo non riesce a scoprire da capo a fondo l’opera di Dio”, non significa che essa non gli si presenti in ogni evento e situazione.

È tempo di riconoscere in tutto il dono di Dio, di vivere ogni giorno come un’occasione unica per diventare quello che siamo… amore che si dona!

È tempo di ritorno all’Essenziale, pensando “a quando ci abbracceremo di nuovo, a quando fare la spesa tutti insieme ci sembrerà una festa…a quando torneranno i caffè al bar, le chiacchiere, le foto stretti uno all’altro…a quando sarà tutto un ricordo ma la normalità ci sembrerà un regalo inaspettato e bellissimo”.