La giornata della Memoria organizzata da Libera giunge alla sua XXV edizione

Non ci si vedrà nelle piazze, come fatto da 25 anni a questa parte, per pronunciare i nomi di tutte le vittime innocenti delle mafie perché il coronavirus non lo permette; ma per celebrare la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo dei tanti caduti, giunta alla sua XXV edizione, ci si darà appuntamento sul web e sui social.

“Libera”, l’associazione guidata da don Luigi Ciotti, che inaugurò questo appuntamento negli anni ’90, ha lanciato la campagna “Un nome, un fiore”: a partire dalle 9 di oggi si chiede di realizzare un fiore, di scegliere dall’elenco che si trova sul sito vivi.libera.it il nome di una vittima innocente delle mafie, di farsi una foto e di postarla sui social.

Il 21 marzo, quindi: un giorno preciso, l’avvio della primavera, della rinascita naturale e sociale. L’impegno è quello di non dimenticare un solo nome, di non lasciarsi indietro un solo ricordo, un solo volto, un solo episodio perché tutto diventa memoria collettiva e personale. Serve sempre affondare a piene mani nella storia, anche in quella minore, perché si creino anticorpi contro delinquenza, violenza e corruzione.

«Oggi, nonostante tutto e per tutti, sia un’occasione di maggiore responsabilità e impegno – ha dichiarato don Ciotti – ed è bello vedere che sono migliaia che in questo momento con un semplice fiore ricordano, ciascuno a modo suo, le vittime delle mafie». E aggiunge: «Con questa iniziativa Libera ricorda i 1.023 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere».

Da decenni l’appuntamento con associazioni, scuole, istituzioni ha riempito luoghi distanti in tutta Italia a partire dalla “piazza” principale – Palermo ritroverà gli arcobaleni e i canti a ottobre, a seguito dello spostamento dettato dall’emergenza in corso –, ma è l’1 marzo 2017 che con voto unanime alla Camera dei deputati, viene approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce ufficialmente il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”. A spingere “Libera” a organizzare la giornata, il dolore della mamma di Antonino Montinaro, caduto a Capaci, e ricordato, insieme ai colleghi, semplicemente come “gli uomini della scorta”. Il rischio era quello di diluirli, ma una persona è il suo stesso nome e per ricordarla occorre pronunciarlo.

Ricordare non deve essere un mero esercizio mentale ed emotivo, ma sprone per l’azione quotidiana: ciascuno, nel suo piccolo mondo, dagli affetti, alle relazioni professionali e personali, al luogo di lavoro, non deve voltarsi dall’altro lato, ma fermarsi, comprendere, approfondire e, se occorre, segnalare, denunciare, condividere. Bisogna anche saper dire di no, benché costi e costi tanto e rappresenti un prezzo dal peso indicibile. Ma è lì che risiede la differenza ed è lì che manifestazioni, frasi rimpallate sui social, appuntamenti e dichiarazioni diventano altro smettendo i panni di vuoti contenuti e di sterili riti.