L’emergenza planetaria che stiamo vivendo ha modificato comportamenti e abitudini quotidiane, spingendo in ogni campo alla ricerca di soluzioni innovative per gli innumerevoli disagi e problemi connessi alla diffusione della pandemia da Covid 19. Primo tra tutti il mondo della scuola si è trovato a fronteggiare il continuo divenire della situazione e, soprattutto, il suo impatto su tante famiglie e tanti alunni colti di sorpresa. Prima soluzione è stata la sostituzione della tradizionale didattica in presenza, a scuola, in classe, con e tra gli alunni, con la c.d. didattica a distanza, cioè con quell’insieme di attività svolte interagendo in uno spazio virtuale, in una piattaforma. E’ qui che docenti e alunni della scuola italiana hanno sperimentato e dato vita alla loro creatività, spesso sorprendente, alla loro fantasia, utilizzando a scopo didattico mezzi, strumenti e risorse conosciuti e meno conosciuti. I personal devices sono diventati strumenti di lavoro quotidiano e la rete essenziale mezzo di comunicazione e interazione.

La didattica a distanza non si esaurisce, però, nell’uso di una piattaforma di istituto, ma si esprime attraverso l’uso di altre modalità, tutte finalizzate a mantenere un contatto con gli alunni e le famiglie, soprattutto quelle in difficoltà o restie all’uso delle piattaforme o prive degli strumenti adeguati. La didattica a distanza al tempo del coronavirus ha, innanzitutto, richiesto e richiede ai docenti un agire responsabile, orientato alla cautela, alla delicatezza, all’ascolto, nel rispetto della condizione di fragilità e di disorientamento che viviamo un po’ tutti in questo particolare periodo.

La didattica a distanza, possiamo dire, non può esistere senza la sua necessaria premessa e/o conseguenza, la “didattica della vicinanza” che si nutre di comportamenti di attenzione e di cura, affondando le sue radici nella scelta inclusiva, propria della scuola italiana.

La didattica a distanza è, così, diventata e diventa ogni giorno didattica della vicinanza, con l’attenzione costante a ricercare modi e tempi affinché “chi è più distante”, ha meno tecnologie a disposizione, diventi “più vicino”. Didattica a distanza…nella vicinanza diventa, perciò, innanzitutto, incoraggiamento, nell’attenzione costante ai processi di apprendimento e di crescita; recupero della relazionale umana; accompagnamento e supporto emotivo. Didattica a distanza…nella vicinanza diventa condivisione quotidiana di strategie e materiali con i colleghi, creazione di spazi comuni per progettare, sforzo comune e condiviso perché i ragazzi sentano il meno possibile il peso della forzata reclusione domestica. Didattica a distanza…nella vicinanza è ancora coltivare le relazioni con le famiglie, cercando, per quanto possibile, di innescare un circolo virtuoso solidale tra le famiglie e istituzioni, scolastiche e non.

L’attuale emergenza, nel mondo della scuola, ha dato così vita a un proliferare di idee, modalità nuove di progettazione didattica, di relazione umana e professionale che rimarranno anche a pandemia finita.

Se dovessi indicare due parole chiave per identificare la didattica di questi giorni, penserei certamente a “prossimità” e “misura”. Prossimità nel segno di quel prendersi cura che è obbligo morale di ogni educatore, di ogni formatore; misura come tatto, delicatezza, entrare in punta di piedi nelle case dei nostri alunni, misura nelle proposte, nel modo di comunicare, nell’uso della parola e dello sguardo. Misura come equilibrio tra le proposte e l’età degli alunni, misura anche come rispetto delle condizioni soggettive delle famiglie e, in taluni casi, del loro dolore, delle loro attese, delle loro difficoltà, che a volte non conosciamo o conosciamo in modo relativo.

Prossimità e misura si traducono concretamente anche in una telefonata, un “whatsapp” ai ragazzi o ai genitori per riprendere un dialogo che attende solo di ritornare alla luce. In qualche caso, malgrado i tentativi, non avremo magari risposta e, allora,vivremo il tempo dell’attesa, della pazienza, della speranza che qualcosa cambierà.

Concludendo, fare, o meglio, vivere la didattica a distanza…nella vicinanza significa “tornare al coltivare, quando si parla di scuola. Ricordarsi del contadino metaforico che coltiva di nascosto…e da esso imparare prima di tutto il TEMPO: l’attesa, la difesa, la dilazione, l’interruzione, l’accelerazione. Poi, a seguire, lo SPAZIO: l’inclinazione, l’esposizione, la torsione, lo slancio… Significa pensare alla scuola come terra da coltivare, di cui è urgente e necessario avere cura…una scuola in cui la lezione è sempre dialettica: l’insegnante fa lezione insieme ai ragazzi. Li interpella, li invita a contraddire e a criticare, a spiegare…in una dialettica continua tra insegnanti e studenti dialoganti” (A. Bajani, La scuola non serve a niente)…distanti, ma vicini!