Per la giustizia si trattò di suicidio. Cosimo fu invece “suicidato” dalla mafia
Sono passati 60 anni dalla sua morte frettolosamente archiviata come suicidio. Un processo di disvelamento e di riscoperta da parte di una cittadina che lo aveva sepolto “senza un funerale” iniziato a quasi 30 anni da quel tragico 5 maggio 1960. Per la giustizia si trattò di suicidio; per chi ha conosciuto Cosimo Cristina e per chi ha studiato la sua storia fu invece un omicidio, omicidio di mafia.
Cosimo Cristina fu ucciso a Termini Imerese quando aveva solo 25 anni. Gli assassini, tuttora ignoti, presumibilmente erano i mafiosi locali. Lo uccisero e inscenarono teatralmente il suo suicidio lungo la ferrovia all’altezza della galleria Fossola, dove oggi una lapide lo ricorda. Le indagini furono frettolasamente chiuse come suicidio e nemmeno una nuova inchiesta a 6 anni dalla morte riuscì a cambiare il verdetto del giudice.
Un giovane ucciso per passione per la verità, pieno di entusiasmo e fiducia nel futuro. Corrispondente dell’Ora di Palermo e dell’Agenzia Ansa, collaboratore del Corriere della Sera, del Giorno e del Gazzettino di Venezia nel 1960 aveva fondato Prospettive Siciliane dove aveva scritto articoli e inchieste sugli intrecci tra mafia e politica nella zona delle Madonie.
Fu il primo giornalista ucciso dalla mafia in Sicilia.