Il report sulle intimidazioni subite dagli amministratori italiani nel corso del 2019, diramato dall’associazione “Avviso Pubblico”, parla di 559 casi per 83 province e 336 comuni.

In Sicilia il dato risulta il più basso di sempre negli ultimi cinque anni, per una regione che non ha mai abbandonato il poco lusinghiero podio, attestandosi come prima regione per numero di intimidazioni nel periodo 2013-2018 con oltre 400 casi.

Nel 2019, dunque, una controtendenza che, tuttavia, non è sinonimo di un fenomeno debellato. Anzi. 66 i casi, infatti, che comunque mantengono la Sicilia al terzo posto tra i territori interessati a livello nazionale.

Il monitoraggio ha riguardato tutte le province con Palermo in testa (18 i casi censiti: 28% in meno rispetto al 2018) e 37 sono risultati i comuni coinvolti.

Proprio a Palermo registrata una scritta intimidatoria su un manifesto elettorale ai danni di un consigliere comunale o, ancora, la doppia intimidazione nei confronti del vicesindaco a Castronovo di Sicilia (taglio delle gomme dell’auto e un gatto morto fatto ritrovare nel cortile della sua abitazione). E poi: il portone incendiato di un immobile del presidente del consiglio a Castellana Sicula; una busta con proiettile per il sindaco di San Giuseppe Jato; l’auto incendiata, a Corleone, di proprietà del Comune, cui era stata assegnata dopo averla confiscata alla mafia.

Segue, in classifica, Messina con 12 casi, tra cui le minacce al sindaco, a un assessore e al commissario della polizia locale dopo un’operazione contro gli ambulanti abusivi; l’auto bruciata, ad Alì, a un assessore comunale; la denuncia per minacce gravi contenute in un video su Facebook, presentata dal sindaco di Militello Rosmarino.

Seguono poi Agrigento (9 casi, tra cui una lettera intimidatoria al sindaco di Lampedusa o l’aggressione del primo cittadino di Licata), Catania (9, tra cui l’auto incendiata al sindaco di Aci Bonaccorsi all’interno della sua villetta e quella di un consigliere comunale a Giarre), Siracusa (5, tra cui l’auto incendiata dell’ispettore capo della polizia municipale di Francofonte o quella

dell’assessore ai Lavori pubblici di Priolo Gargallo), Ragusa (4, tra cui le minacce di morte al sindaco di Pozzallo o l’auto incendiata dell’Ufficio Ecologia a Modica), Trapani (a Petrosino registrata la doppia intimidazione contro l’amministrazione locale), Enna (a Leonforte incendiata l’auto del vicesindaco e di un altro assessore) e Caltanissetta (a Serradifalco una lettera con tre proiettili per il sindaco) con 3 casi.

Sette i Comuni sciolti per mafia: Pachino (Siracusa), San Cataldo (Caltanissetta), Mistretta (Messina), San Cipirello, Mezzojuso (dove ha tenuto banco, loro malgrado, il caso delle sorelle Napoli) e Torretta (Palermo), Misterbianco (Catania) già sciolto nel 1991. Dato storico e complessivo: ben 82 i Comuni sciolti per infiltrazioni di “Cosa Nostra” dal 1991 al gennaio 2020.

Alla mafia interessa entrare negli enti locali, anche piccoli, e guidarli al fine di gestirne la spesa come fosse affare privato, con un’attenzione particolare alle opere infrastrutturali; tutto ciò ha determinato un aumento della corruzione e un conseguente abbassamento della legalità al loro interno.

Entrare dentro i Comuni significa controllare un intero territorio e garantirsi “porte di accesso” per l’ingresso e il riciclaggio di denaro sporco.

“Le più attuali acquisizioni investigative – si legge nella relazione annuale 2019 sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo – oltre a documentare l’interesse di compagini criminali nella sanità pubblica e privata, nel contrabbando transnazionale di prodotti petroliferi e nel settore delle forniture di generi alimentari presso i centri di accoglienza per immigrati, hanno ribadito l’operatività di articolazioni mafiose anche in ambiti che, seppure non di primaria importanza, risultano comunque remunerativi e funzionali al controllo del territorio. Inoltre, vanno rilevate nuove evidenze in settori di antica tradizione mafiosa, quali l’imposizione della guardiania, la commissione di rapine e l’abigeato”.

E qui ritorna la “mafia dei pascoli”, da sempre attratta dagli ingenti finanziamenti nazionali ed europei che vengono drenati in questo settore. Le organizzazioni criminali hanno ormai ben chiaro lo schema: “conquistare” gli enti locali per raggiungere i piani alti dell’amministrazione di questo Paese. Ancor più occorre dare alla “legalità” il giusto peso: non parola vuota o buona per passerelle e ricorrenze, ma sostanza e modalità operativa. Senza, il livello di impunità non verrà scalfito.

Scarica il Report Sicilia

...in
pillole

400
casi in
Italia nel
2019
66
casi in
Sicilia nel
2019
18
casi in
provincia di
Palermo nel
2019
1
caso sulle
Madonie nel
2019
7
comuni sciolti
per mafia nel
2019