Il pensiero del Vescovo Giuseppe a Polizzi Generosa nella giornata in memoria di Paolo Borsellino e delle vittime della mafia dal bene confiscato di Verbumcaudo

Saluto tutti voi e in particolare i nostri benemeriti Carabinieri che con l’operazione “Alastra” hanno inflitto un duro colpo alla mafia madonita, in particolare al mandamento di San Mauro Castelverde che ha imposto il suo potere con metodi intimidatori ed estorsioni ai danni di molti commercianti. Spero che i beni sottratti alla criminalità vengano presto restituiti ai cittadini onesti. Ogni bene confiscato alla mafia è una vittoria sulla criminalità; un patrimonio restituito alla collettività per divenire un bene produttivo di legalità; un’autentica scuola di legalità. Tre verbi c’impegnano in particolar modo nella lotta alla criminalità organizzata, allo spopolamento del territorio e alla fuga dei giovani: restare, resistere e ricreare.

Restare.
Tante volte la criminalità organizzata fa in modo di farci fuggire dalla nostra terra. La lotta è restare; restare significa memoria cioè ricordare. E ricordare vuol dire rimanere saldi nelle nostre radici senza le quali non può esservi vita. Non dobbiamo far perdere le radici ai nostri giovani se vogliamo che essi ritornino.

Resistere.
Resistere alla tentazione del facile guadagno e del potere che comporta il far parte di una “famiglia” affiliata alla mafia. Resistere alla burocrazia, volta certamente alla legalità, ma che in alcuni casi sembra voler favorire l’illegalità e la corruzione, soprattutto quando impedisce ai giovani di sognare e di progettare il futuro. Resistere alla viabilità impervia, alle strade sconnesse; resistere con ostinazione all’isolamento. Sognare di creare una cultura della legalità perché per troppo tempo siamo stati schiavi dei cattivi costumi; del clientelismo e delle raccomandazioni.

Ricreare.
È un mio sogno creare una scuola per giovani imprenditori; non una scuola teorica ma concreta che dia ai giovani gli strumenti per poter far diventare l’attività del nonno l’attività del futuro. Occorre secondo me pensare a un nuovo modello di sviluppo del Sud perché noi abbiamo sempre invidiato il modello del Nord. Dobbiamo essere creativi, ideando un nuovo modello di sviluppo basato su un’economia solidale e circolare. Un’economia che, sul modello di una cooperativa, non sia individualista, ma solidale. Un nuovo modo di vedere il lavoro dove non si pensi soltanto allo stipendio del singolo individuo ma alla condivisione con gli altri. A Cefalù abbiamo fatto un esperimento con la cooperativa “Il Segno”, sorta per gestire la fruizione turistica della cattedrale; per dare lavoro ai giovani, dopo nove secoli, abbiamo reso fruibili le torri della Cattedrale. I giovani coinvolti hanno suddiviso le ore di lavoro in modo da poter permettere a molti di lavorare secondo l’ottica di un’economia solidale.

Noi anziani siamo stati per troppo tempo attaccati ai nostri seggi, impedendo ai giovani di progettare il loro futuro. Il motto della cooperativa sociale Verbumcaudo è. “Coltivare comunità, seminare futuro”. Permettetemi di aggiungere: “Coltivare comunità, raccogliere futuro”.