La Festa di ognissanti e la giornata in memoria dei defunti hanno nelle nostre comunità un valore religioso ma anche antropologico.

In quest’anno particolare in cui tutto assume una nuova dimensione abbiamo l’occasione di riscoprire l’essenza di questa giornata tutt’altro che triste. Un giorno in cui riaffiorano i ricordi, i racconti di chi ha lasciato questa vita e adesso la vive in pienezza insieme ai santi.

Un modo per sentirli, per un giorno, ancora vicini nella nostra quotidianità. Una giornata per i grandi, una festa per i più piccoli che nella tradizione il mattino del 2 novembre trovano piccoli doni, dolci tipici (frutta martorana, ossa di morto, pupi di zucchero se ci spostiamo a Palermo), “doni delle persone care”, un modo per rinforzare il ricordo e il legame familiare. E poi una visita al cimitero per salutare, per ringraziare chi non c’è più, e rinvigorire un legame mai spezzato.

I cristiani celebrano la luce dei santi e la memoria dei nostri defunti, non fantasmi ma persone realmente esistite.

Negli ultimi anni ha preso piede rapidamente ed anche le scuole la celebrano, la festa di Halloween che ha messo in secondo piano le tradizioni cristiane. Una festa diventata sempre più un’occasione commerciale che si discosta dal nostro modo di intendere quella giornata. Una festa di antica tradizione celtica poi diffusasi in America che avrebbe anche un’assonanza nel nome con la festa cristiana – Halloween deriverebbe infatti da “All Hallows’ Eve” (Notte di tutti i Santi Spiriti) – ma che poco ha a che fare con la festa di Ognissanti.

Recuperiamo dunque la reale dimensione delle giornate dell’1 e del 2 novembre, recuperiamo la memoria dei nostri cari. In questo la pandemia che non permette le feste può esserci di aiuto.