A Geraci Siculo, piccolo paese delle Madonie, dal 2016 vengono accolti, presso una struttura di seconda accoglienza, otto minori stranieri non accompagnati, giunti in Italia in età compresa tra i 12 ed i 15 anni. I minori stranieri hanno trascorso gli anni decisivi della loro vita a Geraci, dove sono cresciuti impegnandosi in importanti e significativi percorsi di integrazione sociale, scolastica e formativa.

Al compimento della maggiore età, in virtù dei percorsi di integrazione che li vedevano coinvolti, è stata fatta istanza di prosieguo amministrativo presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo, che dopo apposita valutazione del percorso intrapreso dai giovani, è stata accolta.

Considerato che, allo stato attuale, non esiste a Geraci un centro appartenente alla rete SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati), né sono presenti centri di questo tipo nelle zone limitrofe, il trasferimento presso centri che distano centinaia di chilometri da Geraci rappresenta un chiaro ostacolo alla prosecuzione del percorso di inserimento avviato dai giovani.

Nella scelta della struttura più idonea, così come in tutte le azioni rivolte ai minori, si è sempre tenuti a ricercare il superiore interesse del minore che non può prescindere da una profonda conoscenza del minore e e da una attenta valutazione delle sue necessità.

Per questo motivo la Cooperativa Sant’ Antonio che gestisce il centro protesta contro la decisione dei Servizi Sociali del Comune che avrebbe individuato per alcuni giovani ospiti strutture che distano chilometri dal centro madonita.

“Tale scelta determina, inevitabilmente, una definitiva interruzione dei percorsi di integrazione portati avanti dai giovani, determinando un’inevitabile battuta d’arresto nel processo di raggiungimento dell’autonomia personale, condizione che è in netto contrasto con la natura stessa del prosieguo amministrativo – scrivono i rappresentanti della Cooperativa -. Una scelta di questo tipo, oltre a snaturare il prezioso strumento del prosieguo amministrativo, osteggia i giovani nel raggiungimento dell’autonomia, costringendoli a retrocedere, nuovamente, alla condizione di stranieri, sradicati da un posto che oggi considerano “casa”, strappati dai loro legami affettivi costruiti negli anni, per ritrovarsi ancora una volta a dover ripartire da zero, azzerando gli obiettivi raggiunti fin’ora con impegno, passo dopo passo, con costanza e determinazione, attraverso un processo tutt’altro che semplice”.

I giovani neomaggiorenni ospitati nella struttura di Geraci Siculo sono ragazzi che hanno svolto un percorso di accoglienza, hanno dimostrato di sapersi integrare nel contesto sociale e culturale del Paese ospitante, hanno intrapreso percorsi scolastici che stanno portando avanti con successo, sono impegnati in percorsi di formazione professionale dimostrando di avere grandi capacità di apprendimento, la maggior parte di loro sta facendo le prime esperienze lavorative e molti sono stati assunti con regolari contratti di lavoro compatibilmente con l’impegno scolastico, negli anni hanno instaurato solidi e significativi legami di amicizia e individuato valide figure di riferimento, la cui presenza riveste particolare importanza nell’accompagnamento degli adolescenti durante il cammino verso l’età adulta.

Un forte legame quello che lega questi giovani al territorio e alle persone che in questi anni sono stati loro vicini, una nuova famiglia, una concreta possibilità di integrazione sociale e lavorativa. Lo hanno dimostrato solo pochi mesi fa durante il lockdown con un gesto non solo simbolico quando hanno iniziato a produrre mascherine per la comunità geracese.

Per questo motivo i giovani hanno manifestato il loro dissenso all’ipotesi di trasferimento, chiedendo più volte di poter rimanere nel territorio di Geraci Siculo e presso una comunità così accogliente come quella del comune delle Madonie. Un loro trasferimento signficherebbe interrompere il percorso verso l’autonomia che hanno intrapreso in questi anni e giunto ad uno stato avanzato.

Per evitare di pesare sulle casse comunali, cosa che accadrebbe a partire dal 18° anno di età la Cooperativa Sant’Antonio che da anni si occupa di accoglienza di minori stranieri non accompagnati e che gestisce il centro di Geraci, mesi fa, ha proposto al Sindaco, di convertire il Centro di Primissima Accoglienza FAMI, attivo a Geraci Siculo dal 2018, in un centro della rete ministeriale di seconda accoglienza SIPROIMI, in modo da permettere ai ragazzi di continuare i percorsi di integrazione avviati, senza gravare sulle finanze comunali. Ai fini della conversione, tuttavia, è condizione necessaria la disponibilità dell’Ente comunale.

Questa situazione di incertezza sta generando nei ragazzi profondo turbamento, una forte percezione di ingiustizia subita ma soprattutto una grande paura per il futuro.

“La volontà di trasferire questi ragazzi a tutti i costi è manifestazione di sprezzo nei confronti di tutto quello che con impegno hanno ottenuto negli anni, di mancanza di empatia e di sensibilità, ogni tassello, aggiunto con enorme fatica alla scala della crescita personale” scrive ancora la Cooperativa.

I giovani ospiti e gli operatori della struttura chiedono quindi a gran voce al Sindaco e ai Servizi Sociali del Comune di Geraci Siculo di tornare sui propri passi, di mettere al primo posto l’interesse di questi giovani che desiderano solo avere una opportunità nella terra che gli ha ospitati fino ad oggi e che sentono ormai “casa”, una possibilità che può realizzarsi solo lavorando tutti nella stessa direzione, mettendo da parte ogni possibilità di contrasto.

APPROFONDIMENTO

Cosa si intende per prosieguo amministrativo?

Il prosieguo amministrativo è, secondo la legge italiana, la possibilità per i minori stranieri non accompagnati che stanno per compiere 18 anni, di proseguire il proprio percorso di accoglienza ed integrazione in Italia, fino al compimento dei 21 anni, ai fini del completamento dei percorsi scolastici, formativi e di integrazione sociale avviati. Contestualmente al riconoscimento del prosieguo, il Tribunale per i Minorenni affida i neomaggiorenni ai servizi sociali locali che hanno l’obbligo di garantire la prosecuzione del percorso di inclusione avviato e l’accoglienza del giovane.

La normativa attuale prevede che “l’accoglienza del neomaggiorenne dovrà essere assicurata preferibilmente nell’ambito del progetto SIPROIMI del Comune cui questi sia affidato o, in mancanza, nel progetto SIPROIMI disponibile più prossimo, a condizione che tale trasferimento non ostacoli la prosecuzione del percorso di inserimento avviato e sempre tenendo in considerazione il superiore interesse del minore. Va infatti ricordato che ogni decisione riguardo all’accoglienza deve in ogni caso fondarsi sulla valutazione del superiore interesse del minore” così come riportato nel manuale “l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati dopo il compimento dei 18 anni” redatto da ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) ed INTERSOS, ove viene riportato anche che “alcuni Tribunali per i minorenni, su istanza del tutore o del giovane che abbia compiuto 18 anni, si oppongono al trasferimento del minore o del giovane sottoposto a prosieguo amministrativo nei casi in cui ritengano che non sia nel suo superiore interesse (ad esempio ove il trasferimento impedisca la prosecuzione del percorso scolastico o formativo avviato e non ancora concluso)”