Ci attendono dieci giorni di lockdown totale e quattro parziale. Gli attesi giorni di vacanza, lo stesso 25 dicembre e anche Capodanno potrebbero diventare giorni “muti”. Come quei giorni che restano scritti solo sulle pagine del calendario. Scorrono. Scivolano. È un pericolo che va scongiurato. Dobbiamo calpestare le strade lastricate dai sampietrini della ricerca, della fame di conoscere, della voglia di verità. Possiamo farlo. Sfogliando le pagine della vita di quanti ci hanno lasciato in eredità la realizzazione dei loro sogni. Anche attraversando “le vie” delle pagine di un libro. Possono trasformarsi in raggi di luce. Di vita.
Lo sono state per me quelle de Il sogno di Antonio di Paolo Borrometi. Le ho lette e rilette. Bagnate con caldissime lacrime. Hanno squarciato il tempo. Le scale delle vita e la mia anima. L’hanno rubata. Portandola subito a Strasburgo. Nel suo storico mercato natalizio. Dove mi sono ritrovato a sentire anch’io degli spari. Quelli dell’undici dicembre del 2018. Delle ore 19:45. Quelli che hanno tolto la vita a cinque persone. Chiedo perdono “alla storia” e a questi nostri fratelli se per me prima della lettura de Il sogno di Antonio quell’undici dicembre del 2018 era un giorno “muto”.
Borrometi ci racconta quella sera e l’alba che l’accompagna nelle prime densissime pagine del suo libro. Trascrive i ricordi di Luana, fidanzata di Antonio e di Caterina, la collega di Radio Europhonica. Senza sbavature. Pagine che trasformano ogni dettaglio in una corsa bagnata dal coraggio, dal sangue e dalla passione. Dalla speranza. Quella maledetta sera al mercatino con Antonio e Caterina c’erano anche Clara e Bartek. Un bel quartetto di colleghi. Di amici. Di sognatori. Sono investiti da un violento “temporale”. Una tempesta di proiettili cade impazzita. Le pallottole colpiranno Antonio e Bartek e altre tre persone: il francese Pascal, l’afgano Kamal e il thailandese Anupong. Cinque vite con i loro sogni. Verranno brutalmente sbattute per terra. Come accade ai fiori più belli spezzati da grossi chicchi di grandine. Uno di questi “fiori” è Antonio Megalizzi. A chinarsi per raccoglierlo con una smisurata delicatezza sarà il giornalista Paolo Borrometi. Lo farà rivivere con i suoi balsamici profumi e vivaci colori. Con i suoi ideali, i suoi sogni; la fulgida e sublime costellazione di valori che illuminava il suo quotidiano modus vivendi. Ci riuscirà magnificamente.
Ogni frase scritta su Anto, pur senza averlo mai incontrato, fa di Paolo un testimone responsabile della storia del giovane trentino. Ogni pagina ubbidisce a un ferreo imperativo categorico: bisogna dare voce alla coscienza di Megalizzi per conoscerlo. Il sogno di Antonio. Storia di un ragazzo europeo, è scritto con l’ inchiostro della compassione evangelica. Col pregio dell’assenza totale di ogni macchia di stucchevole pietismo e nauseante sentimentalismo. Sognare. Credere. Morire. Rinascere. Sono questi i quattro lati che fanno da cornice al mosaico della vita di “Mega”.
Il giornalista siciliano non ha permesso che la terribile strage e la stessa morte di Antonio calpestassero il suo amore per la vita. A vincere è sempre l’amore. Anche pochi minuti prima della morte la stanza dell’ospedale si trasforma in un utero che genera l’amore eterno. Ci attraversano i brividi dell’eternità quando leggiamo che Luana chiede a un sacerdote di benedire il loro amore. Antonio stava per lasciarla col suo corpo soltanto.
Ho pensato alle tante benedizioni date nei miei anni di sacerdozio: macchine, biscotti, pane, case, negozi, medaglie e coroncine. Ho benedetto diversi sposi. In questa benedizione c’è molto di più. Vi leggo il più nobile atto di fede che si possa professare verso il nostro Dio che è Amore. Con quella benedizione i cuori di Antonio e Luana si univano all’ eterno amore di Dio. Ho pensato a quel sacerdote. Non come facitore di una benedizione ma come testimone di un amore che chiedeva soltanto di non morire mai.
Lo scrittore nel prologo dichiara di non avere scritto un libro su Antonio, ma per Antonio. Gli presta la penna. Si tratta di una kenosi autentica. Rarissima nel mondo letterario e giornalistico. Vi è solo se si condividono gli stessi ideali, le stesse passioni; la stessa sete di giustizia che non teme di denunciare il male. Anche a costo della vita.
Nel sangue di Borrometi scorre il sangue di Antonio. Entrambi non si sono mai tirati indietro nel raccontare la verità. Il giornalista modicano, ancora oggi sotto scorta per le sue denunce, tiene per lui la penna. E Lo fa veramente. Dall’inizio alla fine. Nel libro, infatti, vi trovi il cuore, gli occhi, le mani, intelligenza, la volontà, il sorriso, la fede, l’umanità di Megalizzi. Non è una biografia. Non è una agiografia pettinata e vestita che avrebbe potuto trasformare Anto in un angelo da collezione.
Nel libro troviamo l’uomo Antonio che continua a vivere con i suoi sogni. Sogni che vanno difesi. Era un giovane che credeva nell’Europa. Unita. Un ragazzo europeo. Voleva “vivere” l’Europa. Il sogno di Antonio guarda al domani. È un testo da mettere tra le mani dei nostri giovani perché sa mordere la coscienza, lasciandone le dentate ma senza ferire. Sono pagine capaci di risvegliare coscienze. Vi trovi ricamate lezioni sulle nostre esistenze, sulle incertezze che appiattiscono la vita, sulle carenze di pensiero e di azione politica, sulla crisi dell’intelligenza.
Per tanti giovani potrebbero essere le pagine che ti spingono a cambiare strada, ad accogliere le tante sfide del nostro tempo: esistenziale, ecologica, digitale, della democrazia, del senso di umanità. Questo perché la vita di Antonio ha scelto di non lasciarsi mai trascinare dai venti ruffiani di possibili colonizzazioni ideologiche, che non dessero linfa alla dignità della vita.
Il sogno di Antonio è anche una cristallina antologia di vite che vogliono raccontarsi per raccontare Antonio. Per non farlo scomparire. Una raffica di parti d’amore e di gratitudine che vanno visti guardando verso l’Alto. Sì, perché i ricordi delle cognate, del cugino, degli amici mi fanno pensare al parto delle nuvole pesanti. Perché piene di acqua. Ogni loro ricordo diviene una pioggia di grazia che irriga i campi aridi della nostra fede.
I giorni che “Mega” ha vissuto su questa terra sono stati tutti bagnati dalla grazia di Dio. A iniziare dal grembo materno. Dai battiti del cuore della mamma, che in parrocchia era apprezzata catechista, avrà ascoltato il Vangelo delle Beatitudini. Antonio le ha incarnate. Tutte.
Ecco perché conoscerlo anche solo attraverso questo libro significa lasciarsi accarezzare dalle beatitudini della vita, dalle beatitudini del Vangelo.