Dall’iniziativa di 4 volontari sostenuti dall’Associazione South Working – Lavorare dal Sud

Costretti ad andar via prima, per cercare maggiori opportunità di studio e lavorative, obbligati a tornare adesso. Una sorta di controesodo.

Un cambiamento di rotta nell’emorragia di giovani che negli ultimi anni hanno abbandonato i nostri paesi, la Sicilia, il Sud dell’Italia.

L’emergenza del Covid 19 nell’ultimo anno ha causato diversi cambiamenti nel mondo del lavoro, difficoltà e opportunità che hanno trasformato e continuano a trasformare la nostra società che alla fine ne risulterà mutata sotto molti aspetti.

Uno dei cambiamenti più significativi sicuramente è l’approccio al lavoro: la rigidità degli orari di lavoro degli uffici ha lasciato spazio alle modalità di lavoro “agile”, a distanza (anche di chilometri).

Il fenomeno è studiato dall’Associazione South Working – Lavorare dal Sud, composta da giovani studenti, professionisti, manager, che vede nel lavoro agile uno strumento utile a ridurre il divario economico, sociale e territoriale nel Paese partendo proprio dalle regioni del Mezzogiorno.

Si parla di questo fenomeno, spinto dalla pandemia del Coronavirus, come di una opportunità, un’occasione di rilancio, ma come e cosa si può fare o è stato fatto perchè un giovane possa decidere di rimanere nella propria terra e costruire qui il proprio futuro?

Ci stanno provando a Castelbuono grazie all’iniziativa di 4 volontari e smart worker, sostenuti proprio dall’Associazione South Working.

Un progetto completo, quello castelbuonese, un’offerta integrata di spazi e servizi utili per sviluppare la propria attività lavorativa.

Quattro i giovani che hanno messo in comunicazione enti pubblici e iniziative private per garantire spazi funzionali per il coworking ma anche la possibilità di usufruire di sconti e agevolazioni per le pause pranzo e le strutture ricettive in convenzione oltre alla possibilità di immergersi nella storia, la cultura e la natura di un centro e una comunità come quella del paese madonita.

“A Castelbuono, – spiegano gli ideatori – per via della sua posizione geografica e del suo fermento socio-culturale, la qualità della vita è eccellente. Lavorando in smart working non abbiamo avuto alcun disagio, riuscendo a raggiungere un’elevata produttività e ad essere felici. Per questo abbiamo pensato che lavorare da Castelbuono fosse un’esperienza da vivere e condividere: abbiamo quindi maturato l’idea di creare un sistema locale integrato indirizzato ai futuri south workers e a tutti coloro che vogliano svolgere il proprio lavoro a distanza in questo meraviglioso angolo di Sicilia”.

Nasce così South Working Castelbuono, la prima esperienza del genere sulle Madonie, una delle poche così completa per offerta di servizi sul territorio provinciale e regionale grazie alla sinergia tra le Istituzioni locali (Comune, Musei, Centri studi) e le attività private consorziate nel Centro Commerciale Naturale che hanno siglato un protocollo d’intesa.

Saranno tre al momento gli spazi per il coworking all’interno di sedi di interesse storico nel centro di Castelbuono all’interno dei quali sarà possibile usufruire di una connessione wi-fi e di postazioni “smart”: il Castello, il Chiostro di San Francesco e Casa Speciale.

L’avvio ufficiale nelle prossime settimane con una conferenza stampa di presentazione.

Quello di Castelbuono potrebbe rappresentare un modello, per riproporre esperienze analoghe in altri centri delle Madonie, magari creando una rete per dare un’offerta integrata a chi decide di tornare a vivere e lavorare nelle Madonie o per chi decidesse di passare un breve periodo di remote working in un territorio che coniuga natura, cultura, storia e sapori unici.