In questi giorni tutto il territorio madonita e non solo, si è mobilitato per appoggiare la candidatura di Geraci Siculo al concorso Borgo dei Borghi che, ogni anno, premia con il titolo “Borgo più bello d’Italia” un solo comune partecipante per regione tra quelli iscritti all’esclusivo club.

È la terza volta che le Madonie partecipano con uno dei paesi più belli e suggestivi, Capitale dell’Antica Contea dei Ventimiglia e scrigno di fasti storici mai archiviati grazie a chi, negli anni, ha saputo valorizzarne ogni angolo, scorcio e monumento e che oggi possono raccontarne la millenaria storia. Prima di Geraci, per l’ambito riconoscimento, è stata la volta di Gangi nel 2014 e di Petralia Soprana nel 2019.

L’evento si è rivelato per i tre paesi dell’entroterra siciliano una vera e propria vetrina di visibilità e promozione delle proprie bellezze, architettoniche, culturali ed enogastronomiche.

La presenza di numerosi visitatori ha quasi costretto i borghi ad un restyling dei centri abitati e dei servizi, necessario per poter competere con altri molto più forniti e competitivi di quanto lo potevano essere quelli siciliani.

Ciò che ha dato lo sprint alla vittoria, quasi sempre è stato lo spirito corporativistico del territorio che si è lanciato in vere e proprie campagne promozionali a partire da quelle istituzionali fino a quelle dei singoli che non hanno mancato di esaltare tutte le forme della fantasia umana.

Nell’ultima settimana abbiamo assistito a tanti appelli, dai personaggi famosi fino al fornaio di quartiere, dai bambini alle più rappresentative Istituzioni locali e regionali, dagli abitanti dei Comuni limitrofi fino agli emigrati in Italia e oltreoceano.

Ora, senza volere essere il guastafeste di turno o tacciato di catastrofismo, mi chiedo se, al di là di ogni speranza e previsione, non sia giunto il momento che l’entusiasmo faccia i conti con la realtà.

Nonostante dal 2014 siamo oggetto di queste attenzioni, continuiamo a parlare ancora di progetti che un giorno, forse, potrebbero realizzarsi, un esempio su tutti: “l’albergo diffuso”.

Oggi, infatti, la quantità di visitatori che raggiunge i nostri borghi, deve accontentarsi di un’esperienza “mordi e fuggi”, perché non ci sono le strutture ricettive necessarie, se non qualche B&B nato nel tempo o approntato per l’emergenza.

Per non parlare dell’organizzazione della ristorazione e di come non si sia riusciti ancora a salvaguardare alcuni prodotti tipici con i marchi D.O.P. e D.O.C. da mettere sul mercato e non solo sul bancone di qualche sagra paesana.

Altro nodo mai risolto quello della precaria viabilità che non permette il raggiungimento dei paesi dell’entroterra se non a prezzo di qualche ora di disagio per i molteplici viaggiatori che, bontà loro, mai si sono arresi.

C’è anche da registrare come poca collaborazione ci sia da parte dei paesi e degli imprenditori turistici privati della costa, che catalizzano la gran parte del turismo isolano, a promuovere e a delocalizzare il capitale umano che ogni stagione si riversa in Sicilia.

Ho voluto evidenziare questi limiti, di fronte all’immenso entusiasmo che ognuno di noi sta mettendo nel promuovere la vittoria di Geraci Siculo, non per un danno d’immagine, ma perché credo nelle potenzialità di un territorio che deve sfruttare a pieno queste occasioni e non vivere “a comu veni si cunta”.

Oggi per incentivare occasioni di lavoro soprattutto nel mondo giovanile è necessario che le offerte turistiche dei nostri Borghi siano sostenibili, sia nell’accezione green del termine, sia nell’accezione di durata nel tempo. Ormai Gangi, Petralia Soprana, Geraci e gli altri paesi limitrofi hanno tante di quelle potenzialità in atto, in termini di servizi e offerte, che necessitano di essere connesse a tutti i livelli, Istituzionali e privati, per dare al turista la possibilità di un soggiorno che non si limiti alla visita di qualche ora.

E ora speriamo che vinca Geraci Siculo e “comu veni si cunta”.