Quante morti ancora dobbiamo avere sulla coscienza? 130 sono solo gli ultimi e non sono numeri, sono vite, vite spezzate. “È il momento della vergogna” ha detto Papa Francesco durante l’Angelus.
È il momento della vergogna per chi invece di salvarle, quelle vite, è rimasto sordo alle richieste di aiuto. Una nuova tragedia che, secondo le organizzazioni intervenute sul posto, poteva essere evitata se qualcuno (Malta? Italia? Libia?) avesse risposto a quell’allarme intervenendo, esseri umani lasciati in balia del mare agitato e della morte.
È il momento del silenzio. Mentre al di qua del Mar Mediterraneo si discute di coprifuoco e la politica vive un’eterna campagna elettorale, dall’altra parte, spinti dalla disperazione, ci sono persone disposte a rischiare tutto per cercare un futuro migliore, a rischiare ogni cosa, anche la vita.
Ancora una volta il mare ha inghiottito vite umane, ma non sono annegati solo i 130 disperati, con loro è “annegata l’umanità” come ha dichiarato Safa Msehli, portavoce dell’Agenzia Onu per i migranti: “Lasciati morire in mare. L’umanità è annegata”.
Uniamoci all’appello del Papa: “Preghiamo per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio”.