In una recente intervista a VaticanNews il Vescovo di Cefalù e delegato della Conferenza Episcopale siciliana per i Problemi sociali e il Lavoro, Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante ha parlato di lavoro e di come la pandemia di Covid-19 ha influito sul mondo del lavoro.
Il Vescovo ha parlato sia dei problemi creati dalla pandemia “specialmente per chi non aveva un lavoro sicuro, ma un lavoro precario. Chi aveva un lavoro sicuro ha potuto usufruire dei sussidi messi a disposizione dallo Stato, ma chi non lo aveva e lavorava “in nero” certamente si è trovato addirittura ai limiti della fame”.
Dall’altro lato però ha sottolineato alcuni dei risvolti positivi che la pandemia ha stimolato: “La pandemia ha sviluppato un nuovo modo di lavorare, che già era cominciato prima, cioè lo smart working, che qui al Sud è diventato Sud working, il lavoro dal Sud, e ciò ha frenato in qualche modo l’emigrazione. Da qui abbiamo capito che lavoro ed emigrazione spesso camminano insieme: tanta gente per poter vivere deve lavorare e chi nel proprio Paese non ha un lavoro, non ha delle risorse, chiaramente emigra. Così come si emigra dal Sud Italia, penso che si emigri dal Sud del mondo, dall’Africa e da qualsiasi altro Paese, che si trovi in periferia, ai margini”.
Secondo Mons. Marciante bisogna cambiare modello economico e di sviluppo in un mondo che si affaccia alla sfida della transizione ecologica: “C’è un modello economico che può essere solidale, ma ce n’è anche uno che può essere individualista. Il modello individualista crea povertà, quello solidale distribuisce, invece, il lavoro, lo rispetta, segue le regole del rispetto della persona umana”.