Stamattina una cenere leggera ha coperto i centri delle Madonie, una coltre sottile, simile a neve ma che era invece segno di morte. Per ricordare a tutti quanta crudeltà può causare l’uomo.
Un vero e proprio inferno di fuoco: Gangi, Geraci Siculo, San Mauro Castelverde, Valledolmo in queste ore sono stati devastati dalle fiamme, nei giorni scorsi la stessa sorte per Collesano, Polizzi Generosa, le Petralie.
Aria irrespirabile, fiamme alte, lingue di fumo che si innalzano incessanti, spinte dal vento. Le bellissime Madonie si sono trasformate in poche ore in un paesaggio spettrale. Solo ieri in tutta l’isola erano attivi 31 fronti di fuoco.
Un intero territorio messo in ginocchio.
Il rumore di canadair farà ripensare ai più anziani ai tempi di guerra, ai bombardamenti. Ma siamo in guerra. Una guerra contro mani criminali, una corsa contro il tempo, per cercare di salvare ancora qualcosa.
Ferite che sanguinano, danni irreparabili, un territorio che grida tutto il suo dolore, una natura violentata.
È il momento di dire basta. Non c’è più tempo. Che alle parole si passi ai fatti. Che le Istituzioni si impegnino per un serio piano di prevenzione esteso tutto l’anno con l’impiego a tempo pieno dei lavoratori forestali.
Non si può più permettere a mani criminali di appiccare in modo scientifico roghi sulla nostra terra di Sicilia come ha denunciato anche il Vescovo di Cefalù S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante che ha parlato di “azione ‘criminale’ di chi appicca roghi ‘con modalità scientifiche’ mettendo in ginocchio privati e aziende e creando un danno incalcolabile e irrecuperabile all’ecosistema”.
Gridiamo il nostro sdegno, la nostra sofferenza. Non accontentiamoci più di parole.
È in gioco il nostro presente, è in gioco il nostro futuro, la nostra sopravvivenza.