Mentre siamo da mesi dietro al numero dei positivi, dei ricoveri, dei tamponi ci sono altri numeri che devono farci riflettere, che sono il rovescio della medaglia di questo periodo pandemico. Sono i dati che Oxfam ha reso noti ieri in apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, quest’anno in forma virtuale, e contenuti nel Rapporto La Pandemia della disuguaglianza. Dati allarmanti. Nei 2 anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passando da 700 a 1.500 miliardi di dollari mentre nello stesso periodo si stima che 163 milioni di persone siano cadute in povertà, in Italia almeno 1 milione di poveri in più solo nel 2020. A fine 2020, il 10% degli italiani più ricchi possedeva oltre sei volte la ricchezza netta della metà più povera della popolazione.

«La disuguaglianza non è una fatalità, ma il risultato di precise scelte politiche – ha detto Gabriela Bucher, direttrice di Oxfam International -. Non è mai stato così importante intervenire sulle sempre più marcate ingiustizie e iniquità».
Di fatto la pandemia ha reso più evidente un sistema economico che si fonda sulle diseguaglianze. Diseguaglianze che colpiscono principalmente i poveri, le minoranze, le donne.

“È il virus della disuguaglianza, non solo la pandemia, a devastare così tante vite. Ogni 4 secondi 1 persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere. Fenomeni connotati da acute disparità” si legge nel rapporto.

Nei 21 mesi di pandemia da marzo 2020 a novembre 2021 il numero dei miliardari italiani nella Lista Forbes è aumentato da 36 a 49. La ricchezza netta complessiva dei miliardari italiani è aumentata di 66 miliardi di euro. I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte).

Di contro aumentano i poveri. Sempre nel rapporto Oxfam si legge che le famiglie in assoluta povertà sono passate da 1,6 milioni nel 2019 a 2 milioni nel 2020. Secondo i dati che l’Istat ha rilevato nel 2020 si registrano oltre 1 milione di nuovi poveri nel nostro Paese.

Anche il mercato del lavoro con la pandemia ha mostrato tutte le sue criticità, un mercato “che offre poche buone opportunità di lavoro occupazionali e genera strutturalmente povertà”: espansione di occupazione in settori a bassa produttività con salari orari bassi, deregolamentazione contrattuale, differenza di genere. Tra i più colpiti come sempre giovani e donne.

La ripresa post pandemica deve quindi partire da nuove basi, non si può pensare, anche in ambito lavorativo, ad un ritorno al pre pandemia. Sarebbe un errore che non possiamo permetterci, lasciare indietro chi è stato colpito più duramente. Bisogna invece sostenere le fasce più deboli per una ripresa più equa.