Secondo l’ultimo rapporto Eurispes l’Italia ha un primato tutt’altro che positivo. Nel nostro Paese si registra infatti il più alto numero di Neet (Not in education, employment or training), i giovani che non studiano a non lavorano, e neppure cercano attivamente un impiego.

Nel 2020 l’Italia è stato il paese con il peggior dato in Europa con un 25,1% di Neet nella fascia di età 15-34 anni, seguita da Grecia (21%), Bulgaria (19%) e Spagna (18,6%).

È quanto emerge dal 34° Rapporto Italia dell’Eurispes.

In un Paese in cui si parla di reddito di cittadinanza come causa della mancanza di manodopera e di contro di condizioni di lavoro poco congrue con le retribuzioni come motivo del rifiuto (la questione è assai più complessa), il dato di chi ha gettato la spugna e non vuole trovare un impiego è allarmante. Ancora di più per le donne e per i giovani del Sud.

Dei 3 milioni di neet italiani, 1,7 sono infatti donne. Il 25% delle ragazze con meno di 30 anni rientra nel gruppo e degli 8,6 milioni di donne in questa condizione, in tutta Europa, un terzo appartiene all’Italia.

Al Sud si riscontra un’alta quota di neet, tra le regioni meridionali la Sicilia la fa da padrona: Sicilia (30,3%), Calabria (28,4%), Campania (27,3%), Puglia (23,6%), Sardegna (21,8%), Molise (20,3%).

L’aumento è stato costante tra il 2007 e il 2014, il problema ormai strutturale . Occorre fare una analisi approfondita del problema ed individuare al più presto misure che diano una forte scossa prima che sia troppo tardi.