Il messaggio che il Vescovo di Cefalù S.E.R. Mons. Giuseppe Marciante ha indirizzato alla Città di Cefalù e ai candidati sindaco nel giorno della Festa della Repubblica.

Carissimi fratelli e sorelle di questa amata Città di Cefalù,
la pace sia con voi!

Vi raggiungo in questi giorni che preannunciano l’arrivo dell’estate.
Sono giorni scaldati dai comizi elettorali, dal vociferare nelle strade, dagli slogan, dai manifesti affissi e dagli incontri promossi dai candidati Sindaci. È il tempo delle promesse e dei confronti più o meno accesi.
Siamo consapevoli dei nostri limiti, ma cerchiamo di guardare a questi eventi come qualcosa di fruttuoso per la Città: è bello vedere che i Cittadini si mettono in gioco per sognare insieme il futuro della propria Città.
A tutti i Cittadini di buona volontà, giunga la mia esortazione a partecipare attivamente alla vita politica della nostra Cefalù. Non è più il tempo di lamentarsi, ma di essere parte integrante del cambiamento.
Mi rivolgo in modo particolare ai giovani, troppo spesso, disillusi da una politica che appare lontana e ingannevole: fate sentire la vostra voce! Vi incoraggio ad aprire un dialogo franco e coraggioso sui temi urgenti per lo sviluppo futuro della Città e a cercare con impegno e passione il bene comune.
Invito ciascuno, specialmente i cattolici, a non disertare le urne. “Tutti i cristiani – ricordava Papa Pio XI – sono obbligati ad impegnarsi politicamente. La politica è la forma più alta di carità, seconda solo alla carità religiosa verso Dio” [1].

Ai candidati Sindaci.
Conoscete bene l’etimologia del termine candidato, dal latino candidatus «vestito di bianco». Candidato era appunto colui che, nell’Antica Roma, si presentava alle elezioni con indosso una toga bianca.
Non lasciate, carissimi, che queste bianche vesti vengano sporcate da compromessi e da impudicizie.
Fate attenzione a non ricercare mai il vostro tornaconto: anteponete sempre il bene pubblico a quello individuale.
Non lasciatevi trascinare dalle logiche del clientelismo. Conoscete bene quali sono i problemi di Cefalù: è tempo di agire concretamente. Comprendiamo bene che nessun Sindaco ha la bacchetta magica per risolvere i problemi della Città.
Troppo spesso, però, risuona la frase: “È colpa della precedente Amministrazione”, quasi a voler scaricare le colpe sul fondatore della Città.
Ascoltate la voce della Comunità!
La fascia tricolore che indosserete, lo sapete bene, non è solo un ornamento, ma è il segno concreto del carico che prendete su di voi: essa racchiude tutti i grandi ideali di servizio al Popolo.
È un’immagine cara anche a noi sacerdoti che, quando indossiamo la stola, siamo consapevoli di portare il peso del Popolo di Dio con le sue speranze, gioie e dolori.
Ora più che mai è ora di progettare il futuro: troppi giovani lasciano la nostra Città per inseguire con tenacia e coraggio i loro sogni. Offrite loro occasioni concrete di lavoro e cercate soluzioni per trattenerli: tendete loro non solo gli orecchi, ma soprattutto le mani. Aprite il vostro cuore di padri e di madri!
Ascoltate anche i disagi dei nostri anziani che troppo spesso sono abbandonati alla solitudine. Gli anziani vanno sempre rispettati e ascoltati perché sono la nostra memoria.
È il tempo di una progettazione seria!
State attenti a non monopolizzare il vostro ruolo: ascoltate i vostri collaboratori e fate in modo che siano parte integrante nell’amministrare la Città. Prestate attenzione anche ai suggerimenti e alle critiche costruttive che possono provenire dalla Comunità e, finanche, dall’opposizione.
Anche la politica, come la Chiesa, deve esercitarsi a un cammino sinodale: riflettere insieme è costruire un futuro scevro da eccessivi personalismi.
Nel mio stemma episcopale ho voluto raffigurare un aratro con una stella di otto punte.
Un saggio proverbio africano recita: “Bisogna attaccare l’aratro a una stella”: l’aratro è la vita quotidiana, la fatica di essere uomini, il lavoro, è il mistero del dolore, mentre la stella è Cristo, “la stella radiosa” del mattino di Pasqua, la stella che guida e rende bella la notte.
Un analogo proverbio arabo dice: “Quando vai ad arare, se vuoi fare il solco diritto, punta l’aratro verso una stella”: agganciare l’aratro alla stella indica che la nostra vita, il nostro lavoro, la nostra fatica quotidiana è guidata da Cristo, dalla parola di Dio, messaggio di speranza e d’amore.
Anche a voi lascio questa immagine: siate come questo aratore che semina nel campo e traccia l’aratro lungo i solchi della storia di Cefalù. Assicuratevi però di tracciare solchi dritti puntando a una stella; l’astro che risplende della giustizia, dell’equità e del bene comune.
Come vescovo di questa Città anche io vivo le sue problematiche: abbiate a cuore anzitutto il decoro di Cefalù e dei suoi monumenti che sono il patrimonio più importante che abbiamo.
Tutelate il patrimonio boschivo dagli incendi con una campagna di prevenzione efficace. Salvaguardate le acque e le spiagge.
Il problema dell’acqua, sappiamo bene, è la questione più annosa che tocca da vicino Cefalù; così anche un serio progetto urbanistico e viario.
Un’ultima riflessione in questo itinerario non può negligere le innumerevoli presenze turistiche che sono per noi motivo di orgoglio perché rendono giustizia alle bellezze della Città e ne fanno conoscere l’intramontabile fascino in ogni parte del mondo. Adoperiamoci insieme, nel rispetto massimo dei diversi ruoli e delle differenti competenze, perché il turismo della nostra Città diventi sempre più sostenibile, di qualità, attento ai bisogni non soltanto di chi vive Cefalù una settimana in estate, ma di chi la abita costantemente perché l’ha scelta come luogo della propria vita, dei propri legami affettivi, del proprio lavoro.
L’attenzione e la cura per il turista non possono prescindere dal rispetto e dal pieno soddisfacimento delle legittime esigenze della popolazione locale, soprattutto dei servizi essenziali; persino il diritto a riposare la notte, quando – spesso impossibilitati a chiudere gli infissi per l’afa estiva – subiscono schiamazzi fino a notte fonda come in una discoteca a cielo aperto.
Concludo con la promessa della mia preghiera a Gesù Salvatore per la Città di Cefalù e con l’augurio che l’odierna festa della Repubblica possa essere onorata dalla partecipazione attiva di tutti alla vita politica attraverso le sue istituzioni democratiche.

Cefalù, dal Palazzo Vescovile, 2 giugno 2022.
Festa della Repubblica Italiana.

[1] Pio XI, Discorso del Santo Padre in occasione dell’udienza ai dirigenti della Fondazione Universitaria Cattolica, 18 dicembre 1927.