L’esperienza fatta a Barbiana sabato 27 Agosto 2022 è stata tanto forte quanto edificante. Ho “riappreso” le declinazioni dell’unico comandamento dell’Amore, in versione sociale, e con parole povere, dette ai poveri, da uno che ha scelto di farsi povero con e per i poveri perché potessero diventare ricchi d’una ricchezza che nessuno poteva più togliere: la conoscenza. Ho “riappreso” che al centro di tutto dovrebbe sempre stare la persona. Come suona per me familiare! Si! Mi richiama le lezioni di dottrina sociale della Chiesa del professore Vincenzo Morgante. Il principio della persona, uno dei quattro pilastri della dottrina sociale della Chiesa, insieme ai principi di solidarietà, di sussidiarietà e di bene comune. Ho appreso che a Barbiana, i ragazzi plasmavano, formavano la testa, il cuore e le mani. Ho appreso che, se lo vogliamo, possiamo fare della scuola, una meraviglia; che il mondo è la nostra casa comune di cui dobbiamo tutti “care”. Queste e tante altre cose che non avrebbe senso riportare integralmente qui, come se fossi un registratore, mi sono rimaste scolpite nella mente e nel cuore. No! Non sono un registratore, ma un ragazzo, un seminarista, una persona che si è sentita profondamente commossa da un racconto che somiglia tanto alla realtà del mio paese d’origine, il Camerun, dove non tutti hanno la possibilità di essere educati, istruiti; dove la gente si vergogna del colore della propria pelle e cerca in mille modi di diventare sempre più chiara, più bianca, e sempre meno se stessa. Dove elettricità, acqua, asfalto in tanti villaggi, sono realtà tanto lontane quanto la luna e le stelle. Non potrei qui descrivere la realtà sociale delle zone rurali della mia nazione, mi basterebbe dire che Barbiana di allora è il Camerun di tutt’ora, con dei sacerdoti, dei Don Milani che hanno in mano l’educazione umana, intellettuale, e spirituale dei ragazzi delle loro comunità, tagliate dal resto del mondo. Con delle parrocchie che sembrano luoghi di castigo. Con la situazione politica dove i poveri sono sfruttati e lasciati in condizioni nelle quali non sono educati all’utilizzo dei propri diritti.

Al di là di tutto, ho appreso a Barbiana che è possibile cambiare il mondo, iniziando innanzitutto a cambiare se stessi. Non posso nascondere la mia ammirazione per loro che sono divenuti la sua famiglia. Mi ha colpito molto il fatto che l’interesse portato avanti da Don Milani, che pian piano è riconosciuto dalla Chiesa universale, parte proprio da quelli per cui si è speso completamente e che oggi dedicano la loro vita a fare della sua, un modello da seguire, una storia viva. Senza generare biologicamente, Don Milani ha avuto tanti figli che oggi testimoniano in modo mirabile la sua premura paterna. Davanti a ciò, come dubitare ancora della promessa di Dio di dare figli, fratelli, sorelle, padre e madre a chi avrà lasciato i propri per seguirlo?

Mi piace concludere l’esperienza di Barbiana attraverso un feedback richiamando un film camerunense che ho visto. Devo premettere, però, che quanto ho scritto è più una condivisione di ciò che Barbiana ha suscitato in me, piuttosto che un riscontro di quanto ci è stato raccontato da Sandra Gesualdi e Agostino, e da tutte le parole non dette che si sentivano come un frastuono, dalle fotografie appese, dai libri ben sistemati negli scaffali, i banchi, le panchine, la piscina, il materiale didattico rimasto e altro. Il titolo del film a cui mi riferisco è The Fisherman’s Diary, disponibile su Netflix. Un film che tratta della problematica dell’educazione delle ragazze, considerata un tabù in certe culture e tradizioni. Il film si conclude facendoci capire che “Knowledge is power”, chi ha la conoscenza ha il potere. In quel film, c’è più realtà che finzione, vengono descritte le condizioni di certuni nei confronti della scuola e dell’educazione. E lì, come a Barbiana, la scuola è strumento indispensabile di “salvezza”. L’esperienza di Barbiana che risale a più di 50 anni fa, è realizzabile anche da noi. Ci vorrebbero forse dei Don Milani camerunensi! Ma immagino che don Milani mi direbbe che oggi non c’è bisogno di un altro come lui, ma solo di preti, di persone autentiche che amano profondamente e poi fanno quello che vogliono, perché lo fanno per e con amore. Ritornando nel mio paese forse dovrò scontrarmi con una situazione di analfabetismo. Anche se non posso dire fin d’ora ciò che si potrà fare, sono certo che l’esperienza di Don Milani e di altre figure che abbiamo incontrato durante il nostro cammino da Bologna a Barbiana (22-27 agosto 2022), saranno una grande fonte d’ispirazione, una vera guida per me, perché so ora più che mai, che educare è liberare. Ho ancora da scoprire tante altre cose sulla figura di Don Milani. Di quanto finora ho potuto imparare, sono grato. Dico, grazie!