Raccontare è condividere. È donare. Con la laboriosa fatica del sudato cercare quei vocaboli più esatti per dar voce e volto alle esperienze del cuore. In tutta la loro pienezza e bellezza. Ci si scontra però con gli invalicabili limiti propri delle parole e della narrazione. È come il volare con una sola ala. A volte, perfino spezzata. Volare nel cielo azzurro di quelle esperienze che l’abitano come le sue stelle. Tante brillano di luce. Di luce divina. Le puoi riconoscere con gli occhi della fede. Quando ero a Roma per i miei studi, grazie alla paterna presenza di padre Athos, allora superiore della Piccola Famiglia dell’ Annunziata di don Dossetti, ebbi il dono di conoscere suor Maria e suor Lucia. Le due anziane monache divennero per me due “grandi” madri. Attente e premurose. Si occuparono di custodire il mio ministero. Con la loro preghiera. Con la loro saggezza, tutta nutrita da una fede rocciosa saldamente ancorata alla Parola di Dio e agli insegnamenti ricevuti da don Giuseppe. Suor Maria spesso manifestava il suo amore per la Turchia. Pregava per don Andrea Santoro, missionario romano in quella difficile terra, dove nel 2006 sarà ucciso per mano di un sicario islamista. Forse desiderava anche lei raggiungere per un po’ di tempo quei luoghi. Per abitarli con la sua silenziosa e raffinata preghiera. Dopo alcuni anni dalla morte di Suor Maria, ebbi modo di andare a Modena. Rividi altre sorelle della comunità. La stessa Suor Lucia, Gemma e Anita. Quest’ultima, mi diede in dono il breviario che Suor Maria aveva usato a Roma. Un dono per me preziosissimo. All’interno vi era custodita l’immagine di Monsignor Padovese, anche lui martire in terra turca. Le pagine ingiallite di quel breviario era come se emanassero ancora il profumo soave della preghiera della monaca per la Turchia. Alcune settimane fa ebbi la gioia di accogliere a Collesano don Massimiliano Palinuro, attuale vescovo di Istanbul. Mio amico fraterno, compagno di studio a Roma negli anni in cui andavo dalle sorelle a celebrare Eucarestia. Ebbene, il breviario della “figlia” di don Dossetti l’ho donato a padre Massimiliano. Con l’immagine di Mons Padovese. È stato un dono dettato dal cuore. Non solo dal mio. Ma sicuramente anche da quello della cara Suor Maria. Il suo salterio adesso è nelle mani del Pastore di Istanbul. Di don Massimiliano che ha sostituito don Andrea Santoro a Trebisonda dopo il Suo martirio. Suor Maria ha così messo finalmente piede in Turchia! Questa è la prima stella. La seconda brilla in cielo dai tempi del Giubileo del duemila. Quell’ anno fu ospite a Roma al Collegio San Carlo, dove abitavamo io e Massimiliano, una signorina della mia parrocchia. Anche lei una donna forte nella fede. Con un amore sconfinato per la Madonna, il Papa e la Chiesa. Quelli che don Palinuro chiama i tre bianchi amori della sua vita. Tra i due fu immediata una luminosa empatia spirituale. Lo scorrere del tempo non l’ha mai offuscata perché ricamata dalle sole mani di Dio. Il loro saluto, su un taxi che da via del corso portava alla stazione di Roma Tiburtina, fu accompagnato da canti tutti dedicati alla Madonna. Li cantarono ad alta voce. Il taxista era senza parole. Per lui possibilmente erano dei matti. Dei folli. Ma di Dio. Da quel dicembre del 2000 non si sono più rivisti. Solo qualche telefonata. La scorsa estate la signorina è diventata una cittadina del Cielo. Era stata felicissima quando apprese la notizia dell’elezione a Vescovo di Istanbul di padre Palinuro. Prima di morire mi consegnò un desiderio : una delle sue tante corone del rosario doveva essere donata a padre Massimiliano. Alla prima occasione di un incontro futuro. Pertanto, nel contesto della sua visita a Collesano oltre al breviario di suor Maria, il vicario apostolico di Instabul prese con se la corona del rosario della pia signorina. Da un suo nipote abbiamo appreso che la grande e luminosa corona era quella che lei aveva comprato tantissimi anni fa nel suo primo pellegrinaggio a Fatima. Ma non basta. A giorni ad Instabul il suo vescovo avrebbe collocato in episcopio una statua della Madonna che giungeva direttamente da Fatima. La corona era stata consegnata al momento giusto. Per non stare più in un cassetto ma tra le mani della nuova statua della Madonna di Fatima in terra turca. Avrei voluto stilare subito questa piccola cronaca, ma una brutta frattura al femore di mia zia, non me l’ha permesso. Ogni cosa a suo tempo. Nell’ “ora “di Dio. D’altronde le Sue stelle in cielo brillano sempre. Qualcuna abbiamo provato a guardarla per pochi minuti.