L’ odierna festa del papà mi ha fatto pensare a un padre “speciale”. A lui, inoltro i miei auguri. Che si fanno preghiera. 

È il papà di Agostino. 

Questo è stato il suo biglietto di presentazione la prima volta che l’ho ”incontrato”, o meglio, che ne ho ascoltato la voce al telefono. 

Ricordo ancora che mi trovavo in campagna a contemplare il tramonto di una caldissima giornata d’agosto. Di quelle dove un forte vento di scirocco stava spogliando i miei alberi di tutti i suoi frutti e le sue foglie. Questo papà era come uno di quei grandi alberi. Per il violento vento dell’alcolismo e per la sua conseguente ed inarrestabile tempesta. Quella che aveva fatto precipitare il figlio nel baratro della perdizione. Anche lui, il papà di Agostino, si stava spogliando di tutto. Perfino della sua identità. Del suo nome e cognome. Era solo il papà di Agostino. 

Il figlio da qualche giorno era scappato da casa nella disperata ricerca di un senso da dare o da restituire alla sua vita. Sul lastrico della vergogna per un nuova “caduta”, era scomparso. Da solo. Con la sua vecchia auto. Possibilmente con “il rosso quasi fisso”. Con il cellulare appositamente spento. Il papà lo aveva cercato. Per mare e per monti. Dall’alba alla triste ora del crepuscolo. Agostino lo aveva fatto più volte in passato. Il suo babbo era sempre riuscito a farlo rialzare, prendendolo tra le sue braccia. Con le braccia di quel grembo “paterno” che sa allungare le sue mani: quelle della misericordia e del perdono. Con la tenera carezza della compassione. 

Al telefono la voce e le lacrime del padre di Agostino erano come i tronchi robusti di quegli alberi che mi stavano di fronte. Con le loro invisibili ma profonde radici. 

La sua voce era il tronco della paternità dell’albero della vita, le sue lacrime le radici profonde della sua fede. 

Il papà di Agostino mi chiedeva soltanto di pregare per il figlio “perduto”.   

A distanza di qualche ora, il vento dello scirocco si era placato. Squilla il mio telefono. Era lui, il padre di Agostino. Ha ritrovato il figlio. Entrambi sono già al pronto soccorso dell’ospedale. 

Dopo qualche giorno padre e figlio mi raggiungono in parrocchia. Per ringraziarmi per la preghiera fatta. I volti di entrambi sono radiosi. Non vedevo Agostino da anni e anni. Sebbene sulla fronte e sotto gli occhi vi si intravedesse il sorgere di qualche ruga, il suo viso era ancora quello di un bambino. Inoltre, era profumatissimo. Quel profumo mi ha ricordato l’acqua di Colonia che si usa per i bambini dopo un caldo bagno. Sapeva di freschezza, di primavera. Di vita. Di resurrezione.

A dire il vero, Agostino sta continuando “il bagno della sua rinascita” per vivere la primavera della sua vita. In una apposita comunità di recupero per alcolisti. Il papà veglia su di lui con la sua preghiera, aspettando fiducioso il suo ritorno a casa. Auguri a ogni papà. Auguri a ogni padre misericordioso. 

Dopo avere finito di scrivere questo testo, il nostro Vescovo Giuseppe, sul gruppo whatsapp dei presbiteri e diaconi della diocesi, condivide una bellissima immagine. Con la quale ci fa dono del suo grazie “paterno” per l’affetto dimostratogli nel giorno del suo onomastico. Nel dipinto che mi ha profondamente commosso vi ho rivisto il cuore di ogni papà misericordioso. A iniziare da quello di Dio. Lo condivido con voi tutti.

Dipinto di Margarita Sikorskaia