Potrebbero essere 600 i morti dell’ultimo naufragio a Pylos, in Grecia. Una tragedia enorme, la peggiore tragedia di migranti nel Mediterraneo. Una strage. Una strage di donne, uomini e bambini.

Probabilmente al momento del naufragio molte donne e bambini stavano dormendo in stiva, almeno 100 i minori che hanno trovato la morte, rimasti intrappolati nella pancia del peschereccio che è sprofondato con un carico di morti enorme.

A bordo c’erano circa 750 persone di cui solo 104 tratte in salvo (tutti uomini e una sola donna) provenienti da Siria, Egitto e Pakistan. Il cuore di ciascuno si copre di un velo di lutto. Volti contriti, parole di circostanza. Ancora una volta diremo che non dovrà più accadere. Si tenteranno accordi per fermare i viaggi della disperazione sul Mediterraneo, ma mancheremo, ancora una volta, di provare finalmente a trovare una ‘soluzione’. Le morti peseranno sulle nostre coscienze, di chi può e non fa, di chi minimizza, di chi si volta dall’altra parte, chi pensa non sia un problema suo. 

Secondo i dati di Frontex nei primi 5 mesi del 2023 sono stati oltre 50mila gli sbarchi lungo la rotta del Mediterraneo centrale, il 158% in più rispetto al 2022 quando erano stati 8mila. Abbiamo ancora negli occhi l’immagine forte di Alan morto nel tentativo di raggiungere l’Europa in un naufragio di fronte alla costa turca del 2015. E quanti altri hanno perso la vita nella speranza di una vita migliore.

Il Mediterraneo è un cimitero di uomini, donne e bambini, ma anche il cimitero dei nostri alibi e delle nostre parole vuote.